La signora Maria ha 78 anni, si trova ricoverata in ospedale per una frattura del femore avvenuta qualche giorno fa. Era autonoma e indipendente prima di questo incidente. 

Soffre di artrite reumatoide, ipertensione arteriosa e ipotiroidismo, ma questi aspetti sono sempre stati ben controllati e la paziente assume regolarmente la sua terapia. 

Al suo ingresso in ospedale si era presentata, oltre che con la frattura, anche con una tosse comparsa da pochi giorni. Nel mese di dicembre aveva sofferto di una simile sintomatologia, e le era stata diagnosticata una polmonite. L’attuale quadro clinico respiratorio era stato valutato dal medico delle terapie intensive che doveva dare il nulla osta operatorio. All’auscultazione erano presenti fischi e sibili teleinspiratori su tutto l’ambito, e un murmure vescicolare (MV) ridotto in base destra. Il medico specialista delle cure intensive aveva indicato la necessità di ripetere gli esami degli indici infiammatori (PCR e PCT) per approfondire l’eziopatogenesi del quadro respiratorio, ricorrendo eventualmente a consulenza pneumologica. 

La paziente viene operata il giorno seguente per sintesi della frattura.

Il fisioterapista prende in carico la paziente per la riabilitazione motoria e per la fisioterapia respiratoria, ma la diagnosi del problema respiratorio è assente. La paziente non dispone di una lastra recente e sono passati già 5 giorni dal suo ingresso alla presa in carico fisioterapica. La lastra fatta all’ingresso era comunque risultata negativa per addensamenti o altri problemi.

Il fisioterapista valuta la paziente e riscontra la presenza di “rumori respiratori aggiunti secchi a entrambi i campi polmonari“, in sostanza, appoggiando il fonendoscopio ovunque sul torace della paziente, si sentono diffusi rumori espiratori.  Il fisioterapista rileva :

– mancanza di una diagnosi medica per il problema attuale

Normalmente la fisioterapia respiratoria è rivolta a pazienti che hanno necessità tra le altre, di disostruire i bronchi dalle secrezioni, ma questa paziente non presentava secrezioni abbondanti. 

Il fisioterapista ritiene che il suo approccio potrebbe non essere adeguato senza la possibilità di valutare il quadro radiologico più recente. Inoltre, l’anamnesi è carente in merito al motivo per il quale la paziente avesse sofferto di polmonite in dicembre e non era riportato alcun motivo valido per l’esordio dell’ultimo episodio di tosse. 

Il fisioterapista quindi cerca un confronto con il medico della paziente, riferendo la necessità di approfondire il quadro clinico prima di avviare una fisioterapia “su base empirica”. 

Viene effettuata una lastra, che risulta negativa per addensamenti o altri problemi. Tuttavia, i sintomi della paziente sembrano compatibili con un quadro di irritazione delle alte vie aeree. I rumori secchi che si sentono, diffusi a tutti gli ambiti, orientano più verso una condizione generalizzata alle alte vie.

Il fisioterapista pertanto riferisce le sue preoccupazioni con il personale medico, che avvia una richiesta di consulenza geriatrica. 

La prima geriatra che valuta la paziente rileva sibili bilaterali e suggerisce Foster inalatore.

Ma la paziente non migliora, continua a presentare rumori soprattutto espiratori, bilaterali, e si sente sempre più stanca. Il fisioterapista non è convinto e insiste per una ulteriore valutazione medica riportando le sue rilevazioni. Ne deriva una seconda consulenza geriatrica, che rileva “MV diffusamente aspro con rumori secchi diffusi a entrambi i campi polmonari” e indica esecuzione di esami di flogosi e sottolinea “se netto incremento flogosi indicata antibioticoterapia

Il giorno seguente arrivano gli esami di flogosi, la PCR è a 156.  

Un terzo geriatra vede la PCR, rileva “broncospasmo e ronchi diffusi”, stabilisce la diagnosi di BRONCHITE e prescrive alla paziente antibioticoterapia (Rocefin), Bentelan, Fluimucil.